Videogiochi

Twin Peaks e il suo mistero in Silent Hill

Immaginate di trovarvi in un’atmosfera avvolgente, dove la nebbia nasconde segreti e i personaggi eccentrici si muovono in un contesto che sembra uscito da un sogno. È proprio questo il fascino che si respira in opere come Twin Peaks e Thimbleweed Park, dove l’orrore è solo un aspetto superficiale di una realtà molto più complessa.

Il linguaggio degli artisti

Quando un artista lascia un segno profondo nel nostro immaginario, inevitabilmente cambia anche il nostro modo di esprimerci. Pensate a Shakespeare, il cui dubbio esistenziale ha dato vita a discussioni amletiche. Oppure a Pirandello, che ha rotto la quarta parete, portando il pubblico a riflettere sul proprio ruolo. David Lynch è uno di questi grandi artisti, e il termine “lynchiano” è diventato parte integrante del nostro vocabolario, tanto da essere riconosciuto anche dal dizionario di Oxford.

L’incontro tra David Lynch e i videogiochi è avvenuto principalmente con l’uscita della PlayStation 2, un “terzo luogo” che fonde realtà e sogno. La sua influenza è avvertibile anche tra gli sviluppatori di videogiochi, che si ispirano al suo stile unico e alle atmosfere inquietanti che ha saputo creare.

La fondazione dell’inquietudine

L’immagine di Lynch è così potente che riesce a emergere anche nei dettagli più piccoli. Prendiamo ad esempio Control di Remedy, un gioco che attinge alle atmosfere di The X-Files, spingendoci a scoprire la verità all’interno della Oldest House, piuttosto che “là fuori”. Sam Lake, il creatore del gioco, ha dichiarato di essere stato influenzato dalla visione di Lynch, sottolineando l’importanza di non dover sempre spiegare tutto. Le immagini e le emozioni possono parlare da sole, anche se a volte la logica può rimanere in secondo piano.

Un esempio lampante di questo approccio è Alan Wake, dove il legame con Lynch è chiaro sin dalle fasi iniziali dello sviluppo. Il titolo in codice “Big Fish” richiama l’autobiografia di Lynch, che esplora le sue idee e la meditazione. Immaginate di andare al lavoro e di trovarvi a guardare Twin Peaks: un’esperienza che Hideo Kojima ha sicuramente vissuto, portando la sua creatività a nuove altezze con Death Stranding, un gioco che sfida la logica e la narrazione tradizionale.

Il risveglio di Lynch

In Link’s Awakening, Link si risveglia su una spiaggia lontana da Hyrule, in un mondo che non include i classici elementi della saga. Koholint è una sorta di Twin Peaks in formato 8-bit, come confermato dallo stesso Takashi Tezuka. Durante lo sviluppo, il team ha avvertito che stava creando una parodia della serie piuttosto che un nuovo capitolo. Questa sensazione di sogno si riflette in ogni aspetto del gioco, creando un’atmosfera surreale che ci porta a vivere un’esperienza unica.

Anche nei titoli successivi, l’eco di Koholint si fa sentire, con villaggi che ospitano personaggi bizzarri e situazioni strane. È come se la dimensione onirica di Link’s Awakening avesse lasciato un’impronta indelebile, nonostante il passare del tempo.

La parabola di David

Zelda è un esempio di come l’innovazione possa prosperare, anche in un contesto di rischi. Alcuni titoli, come Metal Gear Solid, hanno abbracciato questa filosofia, allontanandosi dalla sicurezza dei progetti tripla-A. La vera creatività si trova nell’indie, dove opere come The Stanley Parable e Thimbleweed Park di Ron Gilbert riflettono l’influenza lynchiana, creando spazi di gioco che sfidano la nostra percezione della realtà.

In Thimbleweed Park, l’assurdo è palpabile, con personaggi eccentrici che si muovono in una cittadina apparentemente tranquilla, ma piena di misteri. La stessa atmosfera si avverte in Lorelei and the Laser Eyes, dove il surrealismo è una costante. Anche se i titoli possono sembrare distanti, la presenza di Lynch è innegabile, e il suo impatto continua a farsi sentire in ogni angolo del mondo videoludico.

In fondo, chi non ha mai avuto una conversazione surreale con una fetta di pizza a tarda notte? La forza dell’immaginario lynchiano è tale che basta un segno, un richiamo, per riportare alla mente la sua essenza, anche quando la razionalità vorrebbe portare la mente altrove.