Molti lettori di questo blog sapranno cos’è un dating sim. Si tratta di un videogioco in cui il protagonista sviluppa una relazione romantica con uno dei vari personaggi disponibili.
Tuttavia, la definizione non è così semplice. Quella descrizione potrebbe essere applicata a molte Visual Novel dove le relazioni hanno un ruolo importante nella trama, come in titoli celebri come Fate/stay night e Steins;Gate. Esistono anche opinioni contrastanti online, dove alcuni sostengono che i dating sim non siano Visual Novel, ma un genere a sé stante, spesso incentrato sulla scelta delle parole giuste al momento giusto, con punteggi basati sul successo delle relazioni.
A parte le Visual Novel, i dating sim possono essere classificati in modi diversi. Alcuni RPG d’azione ne incorporano elementi, come le serie Persona e Sakura Wars. Un modo chiaro per distinguere i dating sim è separare quelli in cui il protagonista è un ragazzo da quelli in cui è una ragazza. I dating sim in cui una ragazza conquista ragazzi sono definiti “otome”, e spaziano da titoli fantastici come Alice in the Country of Hearts a opere storiche come Hakuoki, entrambe adattate in anime.
Uno degli aspetti comici di Trapped in a Dating Sim è che il protagonista si ritrova in un gioco “otome” e trasforma la situazione in un gioco di ragazzi che corteggiano ragazze, nonostante le sue intenzioni siano ben diverse. Inizialmente, il protagonista è senza nome (come succede a molti personaggi nei giochi fino a quando non vengono battezzati dai giocatori). Lo incontriamo mentre gioca a quello che ritiene un terribile gioco otome. Sta affrontando questa sfida solo perché costretto dalla sorella minore, il cui ricatto è avvolto nel mistero.
Il nostro eroe si ritrova quindi a interpretare la protagonista femminile in una scuola elegante, popolata da ragazzi affascinanti che la amano, ragazze cattive che la odiano, e interminabili tea party. In modo surreale, ci sono dungeon pieni di mostri, motociclette volanti e battaglie con giganteschi robot. La “logica” dietro tutto ciò è che si tratta di un gioco creato da uno studio che solitamente punta a un pubblico maschile, mischiando elementi noti senza preoccuparsi della coerenza del mondo di gioco. Dopo giorni di questo calvario – con un livello di difficoltà davvero elevato – il giocatore finalmente completa il gioco. Si alza, esce di casa… e si scontra con le scale del suo appartamento, apparentemente in modo fatale.
Ma, ovviamente, si ritrova nel gioco che tanto odiava, con tutte le sue incoerenze. Ti aspetteresti che diventi uno dei personaggi principali, invece si ritrova a essere un personaggio secondario, un “nessuno” generico. In termini RPG, è un semplice “mob”; il sottotitolo ufficiale dell’anime è “Il mondo dei giochi otome è difficile per i mob”. Solo a questo punto riceve un nome: Leon Fou Bartfort, figlio di un baronetto minore che non era nemmeno presente nel gioco.
A Leon sta bene così. È felice di rimanere ai margini di una storia che detestava, come un hater di Tolkien che si nasconde tra i hobbit senza nome. Tuttavia, il destino lo trascina nello svolgimento della trama attraverso situazioni comiche e strampalate. Prima viene minacciato di matrimonio con un’aristocratica avida – in una società matriarcale. Per evitarlo, Leon intraprende una caccia al tesoro e scopre un’antica intelligenza artificiale che diventa la sua confidente segreta – lo avevamo detto, la coerenza del mondo è casuale. Il piano di Leon è trovare una moglie di basso rango nella scuola del gioco e vivere serenamente. Solo che il suo successo nella caccia al tesoro aumenta il suo status a barone, costringendolo a corteggiare le nobili ragazze al centro del gioco…
Come avrete intuito, non si tratta di un fantasy di potere; è una commedia su una situazione apparentemente prevedibile che sfugge al controllo del protagonista. Le cose iniziano a non quadrare non appena Leon entra nell’accademia. La ragazza “protagonista” (Olivia) è presente, ma non è più la protagonista; un’altra ragazza sembra aver rubato il suo copione. Nonostante il suo cinismo, Leon non può fare a meno di provare pietà per la desolata Olivia e anche per Angelica, la “cattiva” designata del gioco, che è indignata per il suo principe promesso che si distrae con una sconosciuta. Presto, la vita tranquilla che Leon aveva pianificato svanisce mentre affronta mostri, duella in mecha e gode del suo status di emarginato, senza rendersi conto di quanto stia alterando gli eventi. Ma mentre porta gli altri personaggi a superare i loro ruoli, imparerà a crescere a sua volta?
La serie si basa su una light novel di Yomu Mishima (che, come molte LN di successo, ha dato vita anche a un manga). Dato che il tema della “reincarnazione” è un elemento comune nei fantasy giapponesi, non sorprende che Trapped in a Dating Sim sia nato sul sito Shosetsuka ni Naro, dove sono iniziati molti di questi racconti. Alcuni fan si sono lamentati che la serie non sembra affatto un dating sim, ma ciò potrebbe ampliarne il pubblico. Oltre all’assurdità del worldbuilding, dove si passa da una scuola a un’isola volante a un’astronave in pochi istanti, la principale gag sembra essere come gli errori di un personaggio possano rovinare una storia d’amore prevedibile – non così diverso da Shrek. E poi c’è il mistero della strana ragazza che ha rubato il ruolo della protagonista otome. In termini di fan, cerca di “Mary Sue” una Mary Sue.
Attualmente, le storie sui “giochi otome” stanno vivendo un notevole successo nelle Light Novel e nel manga. Mentre scriviamo, c’è una serie anime di Why Raeliana Ended Up at the Duke’s Mansion, tratto da un romanzo e manhwa sudcoreano. Non si tratta di un gioco otome, ma racconta un’altra storia di un personaggio (femminile) che si reincarna per riscrivere una storia dall’interno, dove il romanticismo si mescola con il delitto. E poi, naturalmente, c’è l’adattamento anime di I’m in Love with the Villainess, in cui una donna d’ufficio reincarnata decide di trasformare una storia otome “eterosessuale” nella storia yuri dei suoi sogni.