Starstruck: Hands of Time è un titolo che può sembrare leggero e divertente, ma sotto la sua superficie si nasconde un’esperienza molto più profonda e inquietante. La mia vita da giovane adulto è stata caratterizzata da un’ossessione nel voler creare qualcosa di straordinario, un’opera che potesse lasciare un segno. Questa paura di non lasciare un’eredità mi ha accompagnato nel tempo, trasformandosi in una sorta di sindrome dell’impostore che mi assale ogni tanto. Ci sono momenti in cui mi sento insoddisfatto delle mie creazioni e altri in cui provo risentimento quando un’opera a cui tengo non riceve l’attenzione che meriterebbe. È un ciclo vizioso dal quale faccio fatica a liberarmi.
Un inizio giocoso
Il gioco inizia in modo spensierato, con un astronauta che torna indietro nel tempo per scoprire l’origine di una misteriosa muffa che ha invaso la Terra del futuro. Accompagnato da un robot allegro, si dirige verso una cittadina tranquilla, dove incontra Edwin, un giovane chitarrista. Questa è solo l’inizio di un’avventura di quattro ore che si discosta da qualsiasi aspettativa.
Nei primi momenti, Starstruck ci presenta una storia affascinante che ruota attorno a Edwin e al suo sogno di diventare una star nella sua città. La sua prima missione è suonare in un locale con i suoi amici. Questo inizio dolce richiama alla mente Earthbound, un titolo che ha ispirato molti sviluppatori indie per la sua capacità di rappresentare le sfide quotidiane dei giovani. I personaggi di Starstruck sono presentati come modelli di argilla, un chiaro richiamo ai materiali promozionali di Earthbound.
Un’avventura che si fa seria
Con il progredire della storia, il tono di Starstruck diventa sempre più leggero. Durante il concerto, mi ritrovo a partecipare a un minigioco in stile Guitar Hero, dove suono insieme a brani musicali. Anche se il minigioco è un po’ caotico a causa di alcune note difficili da interpretare, riesce a evocare ricordi di una giovinezza trascorsa a cercare il proprio posto nel mondo.
Ma Starstruck non ha ancora rivelato tutte le sue carte. Quando Edwin affronta difficoltà per entrare nel locale, l’astronauta decide di intervenire, facendo scendere una mano per aiutarlo. In un minigioco simile a Katamari Damacy, devo distruggere oggetti in città fino a evocare un martello per aprire un varco. Questa immagine bizzarra è carica di energia giovanile e di un certo surrealismo.
La vera natura dell’ansia
Solo verso la metà del gioco, dopo aver affrontato diversi minigiochi e incontrato alcuni amici, Starstruck inizia a svelare il suo lato più oscuro. Edwin e i suoi compagni cominciano a rivelare le loro ansie. Ognuno di loro affronta le proprie insicurezze: chi ha paura di non essere all’altezza come musicista, chi desidera ardentemente l’attenzione.
Da questo punto in poi, il gioco si trasforma. L’avventura carina si trasforma in un incubo, mentre i personaggi si lasciano sopraffare dalle loro ansie. Le immagini allegre cedono il passo a un’atmosfera inquietante, richiamando alla mente il cambio di direzione di Neon Genesis Evangelion. Più i personaggi si immergono nei loro pensieri, più si allontanano dalla realtà, rimanendo intrappolati in un’oscurità opprimente.
Un’esperienza confusa ma potente
Starstruck può sembrare confuso, con una trama che si discosta spesso dall’obiettivo principale. Racconta storie di furto d’arte, esplora la storia dell’Impero Romano e affronta argomenti più ampi. Il gameplay, a sua volta, sembra saltare da un’idea all’altra a un ritmo frenetico. Ma, nonostante la sua apparente disorganicità, riesce a trasmettere una sensazione di vulnerabilità e fragilità.
Nonostante la sua eccentricità, Starstruck racconta una storia toccante che rimane impressa anche giorni dopo aver completato il gioco. Riconosco in questi eroi insicuri il desiderio di essere al centro dell’universo, mentre si ritrovano soli nell’immensità dello spazio. Forse, a volte, diamo per scontato quanto sia incredibile essere una faccia in mezzo alla folla su questo pianeta.
Starstruck: Hands of Time è ora disponibile su PC.