Videogiochi

Quando la magia si trasforma in un modo di giocare unico

Parlare dei maghi nei giochi è un argomento che merita una discussione approfondita. Oggi voglio mettere a fuoco un tema che ritengo inflazionato, ma in un modo poco originale: la figura del mago e l’uso della magia in molti titoli. Spesso, la magia diventa solo un effetto visivo che arricchisce l’azione, senza realmente influenzare il gameplay.

“Ok, tu attacca, io mi occupo della magia”

Vi confesso che sono rimasto deluso quando ho scoperto che Final Fantasy XVI ha rinunciato a elementi come gli status alterati. La magia, in molti giochi, si riduce a un semplice colpo di scena grafico su attacchi che rimangono invariati. Attacco veloce, attacco lento, attacco ad area… ma la magia che impieghiamo ha un reale impatto sull’ambiente? Il ghiaccio può congelare l’acqua? Il fuoco genera calore? E se colpisco un nemico con un incantesimo di ghiaccio, cambia qualcosa per lui? Se l’unica cosa che devo “studiare” è la combinazione più efficace di colpi, il divertimento svanisce.

Un discorso simile si può fare per Immortals of Aveum, dove la magia si traduce in semplici varianti di fuoco e spara. Nonostante qualche puzzle e un incantesimo per arrampicarsi, il concetto di magia si riduce a un modo differente di affrontare i nemici. È un peccato sprecare un’idea così affascinante per qualcosa di così simile a un semplice “premi il pulsante per colpire”.

Disegnare la magia con Arx Fatalis

Un pioniere nell’uso della magia nei videogiochi è Arx Fatalis, un titolo di Arkane. Prima di creare la serie Dishonored, questo studio ci ha catapultati in un mondo sotterraneo senza sole, dove la magia non si limitava a essere una semplice abilità da attivare. Non bastava premere un pulsante per lanciare un incantesimo, ma dovevamo “studiare” la magia disegnando rune con il mouse.

Le rune, trovate nel mondo, ci permettevano di evocare poteri magici. Combinando rune diverse, potevamo accendere torce, creare pozze infuocate o generare scudi magici. La magia in Arx Fatalis non era solo una classe, ma un sistema di apprendimento integrato nel gameplay, differente dall’equipaggiare armi o armature.

Scrivere la magia con The Textorcist

Passiamo ora a un titolo molto particolare, ambientato in una Roma alternativa: The Textorcist. Qui, vestiamo i panni di Ray Bibbia, un esorcista che ha una giornata difficile. Quando un bullo tenta di rapinarlo, Ray deve usare il suo libro e digitare le parole magiche che compaiono sopra la sua testa.

In questo “bullet hell typing game”, dovremo schivare proiettili mentre scriviamo frasi. Ogni parola digitata evoca una piccola lucciola che attacca i nemici. Se perdiamo il libro, dobbiamo ricominciare, e se veniamo colpiti, perdiamo punti vita. La satira è presente in ogni aspetto del gioco, dai villaggi di miscredenti ossessionati dalla scienza a una Napoli alternativa.

Pronunciare la magia con In Verbis Virtus

Chi non ha mai sognato di avere un’esperienza VR dove lanciare incantesimi con la propria voce? In Verbis Virtus ci permette di farlo, ma con l’accortezza di avere un buon microfono. In questo gioco, la magia va pronunciata con precisione. La trama ci porta a esplorare antiche rovine in cerca di potere per riportare in vita una persona amata.

Il gioco ci richiede di imparare formule in una lingua inventata, rendendo l’esperienza unica. La bellezza del mondo di In Verbis Virtus non è solo nei suoi enigmi, ma nel modo in cui esploriamo la magia attraverso il linguaggio e la pronuncia. Ogni puzzle che risolviamo ci fa sentire parte di un’avventura affascinante e misteriosa.

Un nuovo modo di vivere la magia

Questi giochi dimostrano che la magia può essere molto più di semplici effetti visivi. Possiamo esplorare nuove forme di interazione, che arricchiscono l’esperienza di gioco e rendono la magia una componente fondamentale della narrativa e del gameplay. Non si tratta solo di attaccare, ma di vivere un’avventura magica in modo unico e coinvolgente.